Le parole contano. L’effetto Pigmalione in classe


In certi momenti di stanchezza o scoraggiamento, può capitare – anche ai migliori insegnanti – di pronunciare frasi come:
«Non imparerete mai a vivere insieme»
«Non vi interessate di nulla»
«Sono stanco di ripetervi sempre le stesse cose»
«Parlo e non capite»

Frasi che segnano. Che feriscono. Che, ripetute nel tempo, possono plasmare l’identità che un bambino costruisce di sé. Parole che “disidratano” il terreno della relazione educativa e rendono sterile ogni tentativo di insegnamento.
Come possiamo allora riscoprire la potenza dell’aspettativa positiva?

Negli anni Sessanta, Rosenthal e Jacobson condussero un esperimento celebre in una scuola primaria di San Francisco, la cosiddetta Oak School.
Partirono da una domanda semplice ma rivoluzionaria:

“L’aspettativa dell’insegnante può influenzare davvero le capacità cognitive e i risultati degli alunni?”

Con un test fittizio (presentato come predittivo del futuro successo scolastico), indicarono casualmente agli insegnanti un 20% di alunni come "promettenti".
Questi bambini, ignari di tutto, iniziarono davvero a migliorare, registrando un incremento medio del Q.I. di oltre 4 punti, con progressi particolarmente forti nei più piccoli e nei gruppi definiti “lenti” o “medi”.

Le aspettative positive avevano cambiato qualcosa di profondo: non solo i risultati scolastici, ma la visione che i bambini avevano di sé stessi, della scuola e dell’apprendimento.
Una fiducia donata ha generato una fiducia acquisita.

La lezione è chiara:
👉 Credere nei propri alunni è già un atto educativo.
👉 Le parole e gli sguardi che usiamo ogni giorno costruiscono o distruggono ponti.
👉 Il nostro ruolo non è solo trasmettere nozioni, ma coltivare possibilità.

E se oggi, entrando in classe, scegliessimo di vedere un “bicchiere mezzo pieno”?
Se provassimo a dire invece:
🌱 “Insieme possiamo migliorare”
🌈 “Ognuno di voi ha qualcosa di speciale”
💪 “Sto imparando tanto da voi”

Forse, potremmo assistere anche noi a piccoli miracoli.
Come Pigmalione, ma in classe.

Commenti